Un auditorium gremito da studenti, attenti e intenti ad ascoltare la storia di uno pseudo supereroe, di cui il tempo ha svelato il vero volto, quello di nemico mortale, l’amianto. Oggi, presso i Licei Cartesio, dunque, si parla della storia dell’industria e dalla sanità italiana e di quella della terra di Bari, con le sue luci, ma anche con tante ombre e soprattutto con un numero impressionante di vittime e di morti. Si parla della Fibronit di Bari, a farlo il presidente del Comitato Cittadino Nicola Brescia. L’industria della morte, per tanto tempo orgoglio cittadino, è nata nel 1930, in un’area periferica, ma che nel tempo è stata inglobata in uno dei quartieri più popolosi di Bari.
“Quante volte ho giocato con la neve sui balconi in piena estate”, racconta un residente di questa zona martoriata della città, salvo poi capire che quella neve era la polvere sottile che inevitabilmente si insinuava nei dotti polmonari ed era destinata a degenerare in mesotelioma, nome scientifico che indica un terribile tumore. Oggi quella ferita in pieno centro cittadino non c’è più, anche grazie al comitato Fibronit della Città di Bari, che conta oltre 5mila iscritti ed è stato artefice dell’avvio dell’pera di bonifica, che oggi sta per donare un nuovo polmone verde alla città, lì dove vi era un luogo di morte. L’occasione è stata utile per sensibilizzare ed educare i giovani cartesiani a immaginare uno sviluppo sostenibile, perché insieme di può.
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